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Cronaca

Urla e minacce in una chiesa di Foggia: “Donnaccia peccatrice e cicciolina”. Marito violento fermato dalla Polizia

Le indagini della Polizia hanno fatto emergere i soprusi e le violenze subite dalla donna e dai suoi figli – avuti da una precedente relazione – ai quali l’uomo aveva negato la possibilità di far visita alla madre

Anni di soprusi, violenze e veri e propri atti di persecuzione, consumatisi anche in Chiesa. Vittima, una donna foggiana: le indagini – che hanno portato alla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento nei confronti di un uomo classe 1940 per i reati di maltrattamento nei confronti della moglie – traggono origine dalla richiesta di intervento della volante presso una parrocchia di Foggia. La donna aveva riferito all’operatore del 113 che il marito, nel corso della celebrazione eucaristica, aveva chiesto ad alta voce al celebrante di non somministrare l’eucarestia essendo la stessa una “donnaccia peccatrice, una puttana, una cicciolina”.

Da tale episodio hanno preso avvio le indagini, consistite nell’ascolto in due occasioni della vittima e della figlia e dell’acquisizione di altre annotazioni di servizio redatte dal personale operante delle pattuglie delle volanti negli ultimi mesi nonché della documentazione sanitaria riferibile alla salute mentale dell’indagato.

Nel corso delle indagini, la vittima ha dichiarato che l’indagato nel corso dei primi anni di matrimonio, ha ripetutamente messo in atto episodi di violenza fisica e di soprusi ai suoi danni oltreché indirettamente nei confronti di sua figlia, quest’ultima testimone dei lividi al volto che l’indagato aveva cagionato al familiare. L’indagato era affetto da alcuni anni da una grave depressione che lo ha indotto a tentare il suicidio, evento che ha determinato un parziale cambiamento del temperamento, almeno sino a due anni fa, quando l’indole dispotica è nuovamente esplosa.

In seguito, l’indagato, spinto dalla gelosia, quotidianamente proferiva alla coniuge epiteti volgari impedendole peraltro di frequentare altre persone, finanche i figli della moglie, nati da una precedente relazione, i quali non potevano neppure fare ingresso nell’abitazione coniugale benché di proprietà anche della loro madre.

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