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Cronaca

Masseria Onoranza non esiste più, demoliti i fabbricati: "Era un sito di nidificazione per il falco Grillaio"

La denuncia del Centro Studi Naturalistici: "La demolizione è una sconfitta per tutti, per i proprietari, per l'ambiente e per il paesaggio"

Il complesso edilizio dell'azienda agricola Onoranza non esiste più. La maggior parte dei fabbricati che si potevano vedere a metà strada della via del Mare, all'altezza della rotatoria poco dopo Borgo Tavernola, e che costituivano anche un punto di riferimento per il viaggiatore nella vasta piana del Tavoliere, è stata demolita nei giorni scorsi. Sono rimasti solo un paio di edifici di cui non si conosce la sorte futura.

Con la masseria è sparito anche uno dei siti di nidificazione del falco Grillaio in Capitanata, già oggetto negli anni scorsi di un progetto di ripopolamento del Centro Studi Naturalistici ONLUS che ha avuto successo, con la graduale espansione delle colonie di questo piccolo falco migratore dall'area sorgente di Lago Salso verso le tante masserie abbandonate nel cuore del Tavoliere che sono diventate delle utili aree di riproduzione.

Fondata dal possidente Michele Pedone, colui che ha donato tutte le carrozze che oggi costituiscono il Museo delle Carrozze a Foggia, l'azienda, che si trova in agro di Manfredonia, è oggi di proprietà della famiglia Guzzetti.

Il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) definisce questo sito denominato “Posta dell’Onoranza”, come “segnalazione architettonica” nell’ambito dell’UCP - Testimonianze della Stratificazione Insediativa: segnalazioni architettoniche e segnalazioni archeologiche ed è quindi tutelato dall'Art. 81 NTA del PPTR.

"La demolizione di questi giorni – dichiara Maurizio Gioiosa, presidente del CSN ONLUS – è una sconfitta per tutti: per i proprietari, che hanno rinunciato al loro bene; per l'ambiente, che ha perso un importante sito di nidificazione; per il paesaggio, che vede sparire un altro pezzo di storia; per la politica, che mostra ancora una volta una grave disattenzione nel governo del territorio e che avrebbe dovuto dare vita alle visioni inserite nel Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) attraverso una opportuna programmazione di risorse e interventi. Non dubitiamo del fatto che la proprietà abbia chiesto e ottenuto tutte le autorizzazioni per procedere con l'abbattimento, ma se così è, dimostra l'ormai strutturale inadeguatezza culturale che affligge la società foggiana, incapace di valorizzare beni che non lontano da noi, e penso al Salento, hanno fatto la fortuna di altri territori".

"La sorte toccata alla masseria Onoranza è purtroppo quella che ci si deve attendere per le centinaia di fabbricati rurali abbandonati della provincia di Foggia, spesso preda di squadre organizzate di barbari contemporanei che li spogliano di qualsiasi elemento edilizio che possa trovare una nuova collocazione sul mercato o, in altri casi, occupate abusivamente e precariamente da quell'umanità dolente dei migranti che fornisce braccia a buon mercato per l'agricoltura foggiana".

"In questo deserto sociale e culturale - prosegue Gioiosa - l'apposizione di nuovi vincoli, che pure forse avrebbero salvato la masseria, non servirebbe a fermare una tendenza ormai consolidata. Occorre invece un profondo cambiamento nella mentalità della società foggiana ed un progetto di riuso del territorio che favorisca il reinsediamento nella campagna e il recupero degli edifici abbandonati, dando una risposta anche alle esigenze abitative dei cittadini extracomunitari".

In questo senso il Piano di Sviluppo Rurale sembra essere un'occasione perduta:: "Si sarebbe infatti potuta incentivare la ristrutturazione dei fabbricati rurali allo scopo di dare un tetto dignitoso a quanti offrono il loro lavoro per sostenere il sistema agricolo della Capitanata, risolvendo contemporaneamente sia il problema dell'accoglienza che quello della conservazione del patrimonio edilizio rurale e dello spopolamento delle campagne."

Il presidente del CSN Onlus conclude:"Per questo rivolgiamo un appello al mondo politico e alle associazioni agricole affinché nella prossima revisione della programmazione dei fondi comunitari si possano trovare gli strumenti adeguati per fermare questo scempio.

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