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Cronaca Monte Sant'Angelo

Mafia, commissariata RSSA a Monte Sant'Angelo: tra i lavoratori familiari di pluripregiudicati

Si rischia, insomma, lo smantellamento di 41 posti letto e 25 unità lavorative. Il sindaco D'Arienzo: "Sarebbero due tegole drammatiche per la città"

Tira una brutta aria nella Rssa ‘Villa Santa Maria di Pulsano’ di Monte Sant'Angelo. La Prefettura di Foggia, con nota del 21 novembre, ha commissariato la struttura per anziani, disponendo la “straordinaria e temporanea gestione” nei confronti della cooperativa ‘Sanitaria Service’, colpita da interdittiva antimafia, con “contestuale sospensione dell'esercizio dei poteri di disposizione e gestione dei titolari della società stessa”.

Al loro posto, Francesco Bevere, direttore generale dell'Agenas (l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), individuato e nominato (di concerto con il Ministero della Salute) commissario unico, fino all'individuazione da parte dell'Asl di Foggia di ulteriori strutture assistenziali per la sistemazione degli utenti della residenza socio-sanitaria. Si rischia, insomma, lo smantellamento di 41 posti letto e 25 unità lavorative. Queste ultime, infatti, sarebbero alle dirette dipendenze della cooperativa interdetta, ergo tutti a casa. Due eventualità che il sindaco di Monte Sant'Angelo, Pierpaolo D'Arienzo, starebbe in queste ore cercando di scongiurare. “Abbiamo chiesto un incontro urgente al neonominato commissario, alla Asl e alla Prefettura di Foggia” conferma a Foggiatoday il primo cittadino, che non ha dubbi: “sarebbero due tegole drammatiche per la città”.

L'INTERDITTIVA ANTIMAFIA. Sanitaria Service è la cooperativa che dal 22 marzo 2013 si occupa della gestione della rssa di Monte S.Angelo sulla scorta di un accordo contrattuale triennale con l'Asl di Foggia (fino al 2016, poi prorogato per un altro triennio), del valore di quasi 700mila euro. Con nota del 2 marzo 2017 è stato comunicato alla coop l'avvio del procedimento per l'applicazione delle misure straordinarie previste dall'art.32 comma 10 DL 90/2014 che regola le fattispecie di imprese colpite da interdittiva antimafia, dando al Prefetto la possibilità di attivare procedure a garanzia della “prosecuzione di funzioni e servizi indifferibili per la tutela dei diritti fondamentali, nonché della salvaguardia dei livelli occupazionali e dell'integrità dei bilanci pubblici”. Alla base del provvedimento prefettizio, secondo indiscrezioni, situazioni di contiguità familiare all'interno della cooperativa con esponenti di spicco della criminalità montese, le stesse per cui il Consiglio dei Ministri dispose due anni e mezzo fa lo scioglimento del consiglio comunale. Stessi nomi, stesse familiarità, stesse contiguità, pare.

 

LA NOMINA DEL COMMISSARIO. Contro l'atto è stato promosso un ricorso, conclusosi con la pronuncia del Consiglio di Stato del luglio 2017 che ha, in buona sostanza, confermato la legittimità dell'interdittiva. Il prefetto ne ha quindi informato l'Anac (secondo le linee guida in materia di anticorruzione che coinvolgono le Unità territoriali del Governo) e, trattandosi di servizio effettuato per conto Sistema sanitario nazionale, ha adottato il provvedimento di nomina del commissario straordinario di intesa con il Ministero della Salute, individuando un profilo in possesso dei requisiti di “onorabilità e di qualificate e comprovate professionalità in materia di gestione sanitaria”. Scelta ricaduta sull'avellinese Francesco Bevere, direttore generale Agenas, che dovrà occuparsi della rssa fino alla individuazione di una nuova struttura assistenziale sul territorio che possa accogliere gli ospiti.

 

D'ARIENZO PREOCCUPATO. “La disposizione suscita nell'ente non poche preoccupazioni per le possibili ripercussioni negative sulla nostra città" dichiara il sindaco. "Se attuato compiutamente, prevederebbe la perdita dei 41 posti di Rssa assegnati a Monte Sant'Angelo a favore di altre strutture della provincia di Foggia, con gravi disagi per gli ospiti e per la nostra comunità, costituita prevalentemente da persone anziane. Aggiungasi – continua- l'impossibilità del tessuto socio-economico di assorbire la vertenza occupazionale che si andrebbe a generare e che vedrebbe un numero elevato di operatori difficilmente ricollocabili in altre realtà produttive del posto”. Da qui – conclude D'Arienzo - “l'urgenza di un incontro con commissario unico, Asl e Prefettura al fine di approfondire e scongiurare tali scenari”.

 

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