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Decreto (in)sicurezza, 70 posti di lavoro a rischio al Cara e la pista è destinata a riempirsi ancora

“Sì a immigrazione controllata, no a perdita di posti di lavoro” e ancora “Dignità è mantenere il posto di lavoro”. I due messaggi comparsi sugli striscioni esposti dai dipendenti del Cara di Borgo mezzanone, a margine dell’assemblea sindacale unitaria tenutasi questo pomeriggio

C’è preoccupazione tra i 70 dipendenti delle aziende che detengono i servizi di assistenza, pulizia e refezione degli ospiti del centro, i cui posti di lavoro sono a serio rischio dopo che il Decreto ‘Sicurezza’ (che andrà in vigore il prossimo 31 dicembre) ha stabilito la chiusura dei Cara.

Provvedimento che, oltre a generare disoccupazione, rischia di rivelarsi un boomerang a livello di sicurezza, perché gli attuali ospiti del centro, una volta espulsi, potrebbero aggiungersi ai già tanti immigrati irregolari che attualmente vivono nella ex Pista.

"Già col cambio di appalto, abbiamo avuto una perdita di posti di lavoro (dagli iniziali 117 ai 70 attuali), con la chiusura del centro di accoglienza gli attuali 70 dipendenti andrebbero a rimpinguare le file di disoccupati in provincia di Foggia", fanno presente Dota (Uiltucs Uil), Sgobbo (Fisascat Cisl) e Ricucci (Fp Cigl).

"Il Decreto Sicurezza avrebbe dovuto fornire gli strumenti per combattere la clandestinità, invece si sta creando l'esatto opposto - accusa Dota. "Gli immigrati che non rispondono più ai requisiti per essere accolti nel centro, non vengono accompagnati alla frontiera o rimpatriati, ma vengono semplicemente espulsi, andando a ingrossare le file dell'illegalità e della clandestinità oltre che del caporalato. Noi abbiamo qui accanto il più grande campo illegale d'Europa, i cui occupanti utilizzano continuamente i servizi del Cara. Ufficialmente abbiamo 190 ospiti, ma mediamente ce ne sono un migliaio. E' questo il problema di cui si sarebbe dovuto occupare in primis il Decreto Sicurezza". 

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