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Cronaca Lesina

Nemmeno l'autunno ferma il ‘caporalato’, arrestati marito e moglie: così i braccianti venivano sfruttati nei campi

Arrestati in flagranza marito e moglie: accertato lo sfruttamento dello stato di necessità dei braccianti, che vivevano all'interno di un casolare abbandonato in condizioni di gravissimo degrado, senza elettricità né acqua corrente

L'estate è ormai abbondantemente alle nostre spalle, e con lei anche le più importanti campagne di raccolta dei prodotti della terra, in primis il pomodoro, che in quella stagione richiamano in Capitanata numerosissimi braccianti agricoli, comunitari ed extracomunitari, alla ricerca di lavoro, che i più fortunati riescono a trovare regolarmente gestito e remunerato, gli altri finendo preda di "caporali" e imprenditori senza scrupoli.

Il lavoro nei campi, però, per quanto in misura nettamente più limitata, necessita anche in questo periodo di braccia. C'è l'uva da vendemmiare, le olive e gli ortaggi autunnali da raccogliere. I carabinieri del Comando Provinciale e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Foggia, quindi, non hanno cessato l'opera di monitoraggio sul lavoro agricolo. Al contrario, il sensibile aumento della presenza delle pattuglie dell'Arma nelle zone di campagna, richiesto e ottenuto dai rappresentanti di categoria di coltivatori e allevatori al fine di frenare il fenomeno dei furti di attrezzi e prodotti agricoli, oltre all'azione di prevenzione e all'arresto di numerosi soggetti sorpresi a sottrarre il frutto del loro lavoro, soprattutto olive, ha anche portato a rilevare che i "caporali" proseguono, nonostante le numerosissime operazioni di servizio effettuate nella scorsa estate, a sfruttare i braccianti.

Così, infatti, una decina di giorni fa i carabinieri, dopo aver notato nei pressi di un gruppo di ruderi agricoli nelle campagne di Lesina che il conducente di un furgone con targa bulgara, con una seconda persona a bordo, quotidianamente prelevava, prima dell'alba, e riportava, nel tardo pomeriggio, una squadra composta da cinque extracomunitari di colore, hanno iniziato un discreto pedinamento, per verificare dove questi venissero portati. Non è stata poca la sorpresa quando, nel corso del primo pedinamento, i militari hanno visto il mezzo imboccare il casello dell'autostrada di Poggio Imperiale, per dirigersi poi in direzione di Pescara.

I carabinieri però, memori che anche i braccianti morti nell'incidente dello scorso 6 agosto stavano rientrando da una giornata lavorativa trascorsa in una campagna molisana, non si sono lasciati trarre in inganno, e hanno proseguito il pedinamento fuori regione. Il mezzo seguito dal Molise è entrato in Abruzzo e, lasciata l'autostrada a Vasto, ha infine concluso il proprio viaggio presso un'azienda agricola di Cupello, in provincia di Chieti. Qui i braccianti, sempre sotto lo sguardo discreto dei carabinieri, hanno lavorato per tutta la giornata, venendo, alla fine, riaccompagnati, dopo aver percorso a ritroso lo stesso tragitto della mattina, al punto dove erano stati prelevati tante ore prima.

Il servizio è quindi stato ripetuto, in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Foggia, per diversi giorni, verificando che le modalità erano sempre le stesse. Cambiava solo, da un giorno all'altro, l'impiego cui venivano dedicati i braccianti. Un giorno avevano vendemmiato, un altro erano stati messi al lavoro in un uliveto, in altre giornate avevano raccolto ortaggi.  Una volta raccolte prove sufficienti a dimostrare la non occasionalità dell'impiego dei braccianti, i carabinieri del Comando Provinciale di Foggia e del N.I.L., fattisi dare manforte dai colleghi della Compagnia di Vasto e del N.I.L. di Chieti, sono intervenuti nell'azienda, procedendo ad un'approfondita verifica sulle condizioni, in senso generale, in cui vi veniva svolto il lavoro.

Contemporaneamente, a Lesina, un'altra aliquota di militari è entrata nelle case diroccate che avevano visto vivere dagli operai, per verificarne le condizioni. Al termine delle attività è risultato che i cinque extracomunitari, quattro ganesi e un gambiano, irregolari sul territorio nazionale, erano stati posti al lavoro violando ogni normativa possibile. Oltre alla loro assunzione "in nero", infatti, i carabinieri hanno accertato violazioni in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro, in materia di orario e retribuzione, per le quali hanno denunciato all'Autorità Giudiziaria tre persone, responsabili dell'azienda agricola, che, oltre a tutte queste saranno chiamati a rispondere anche di quella prevista dal nuovo art. 603 bis del codice penale.

FOTO | Ecco i casolari in cui vivono i braccianti sfruttati dai caporali

Per lo stesso reato è invece stata arrestata in flagranza una coppia di cittadini rumeni, marito e moglie rispettivamente del '72 e dell'86, residenti a Lesina, nei cui confronti è stata accertata la condizione di sfruttamento dello stato di necessità dei braccianti stranieri, emerso nel corso del concomitante sopralluogo alla loro abitazione, nel corso del quale i militari hanno potuto verificare che i cinque vivevano all'interno di un casolare abbandonato in condizioni di gravissimo degrado, senza energia elettrica, né acqua corrente né servizi igienici. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vasto, da subito informata dell'attività in corso nel territorio di propria competenza, e che si era senza riserve immediatamente resa disponibile a seguire ogni attività, ha quindi poi ottenuto la convalida degli arresti dal G.I.P., ed è ora impegnata nella valutazione delle posizioni dei rappresentanti dell'azienda agricola di Cupello, che rischiano ora, oltre a severe condanne, anche la confisca dell'azienda stessa.

L'operazione di servizio così positivamente conclusa dimostra, ancora una volta, la bontà dell'impegno posto dall'Arma sul territorio nel contrasto ad un fenomeno già insopportabile per un Paese che si dichiara civile, ma che appare ancora più odioso quando si deve purtroppo verificare che i responsabili sono tanto privi di scrupoli da aver fatto sistemare i cinque braccianti nelle stesse inaccettabili abitazioni che erano rimaste "libere" a seguito dell'incidente stradale avvenuto nella vicina località Ripalta.

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