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Cronaca Vieste

Vieste: familiari ritrovano gli effetti personali di Michele Mafrolla

Era scomparso il 24 luglio. Il ritrovamento degli effetti personali da parte dei familiari ha sciolto gli ultimi nodi. Carta d'identità, patente di guida e tessera sanitaria erano contenuti in un borsello

Sembrano non esservi veramente più dubbi sul fatto che il cadavere in avanzato stato di decomposizione rinvenuto l’8 novembre tra Vieste e Mattinata in località Palombara dagli agenti della Forestale di Cerignola, appartenga a Michele Mafrolla, il 27enne scomparso nel nulla in una calda domenica di luglio.

La "conferma" è arrivata domenica, quando a pochi metri dal luogo del ritrovamento di ciò restava del corpo scarnificato ritrovato in una scarpata, i familiari hanno recuperato tra i cespugli un borsello contenente gli effetti personali del ragazzo: carta d'identità, tessera sanitaria e patente di guida erano ancora al loro posto.
 
Qualche giorno fa era avvenuto il triste riconoscimento degli abiti di quella che ormai sembra essere la vittima del 20esimo omicidio consumatosi in Capitanata nel 2011.
 
Da quel 24 luglio di lui non si sono avute più notizie, nonostante le continue ricerche e gli appelli lanciati dai familiari alla trasmissione “Chi l’ha Visto”. Lo scooter con il quale si era allontanato era stato ritrovato parcheggiato a poche centinaia di metri dalla sua abitazione. Michele aveva detto a sua madre che sarebbe uscito per andare a mangiare qualcosa.

Sulla sua scomparsa si sono dette tante cose. In molti hanno pensato potesse trattarsi della tragica conseguenza di un litigio sentimentale con l’ex della sua giovane compagna, che il 5 ottobre scorso ha partorito una bambina.

Gli inquirenti non hanno mai abbassato la guardia e seguito da sempre più piste, maggiormente quella legata a una presunta lite sfociata per problemi sentimentali, parallelamente al sequestro-omicidio che più volte ha fatto pensare a un caso di lupara bianca.

Prima ancora che il medico legale svolgesse una primissima ispezione cadaverica, negli ambienti era trapelata l’ipotesi che quel corpo sarebbe potuto appartenere a Michele. Il jeans e la maglietta ritrovati sul suo scheletro non hanno lasciato da subito alcun dubbio e spinto il legale dei genitori a confermare i forti dubbi.

Di Michele Mafrolla resta il ricordo di un ragazzo normale che lavorava con il padre in un’azienda del posto e sognava una famiglia insieme alla sua bambina. Del 27enne presumibilmente ucciso con un colpo d'arma da fuoco - non si spiegherebbero le tracce di metallo trovate nel corpo - resta l’affetto della gente, l’ansia, la paura e soprattutto il silenzio di una comunità, quella viestana, non nuova a questo tipo di tragedie e che nel 2011 ha dovuto sopportare il peso prepotente di crimini e attentati sanguinosi.

Non va via, ma resta forte, la profonda ferita di quella che ormai appare una tragica fine, un epilogo triste e angosciante. Non va via quel “Michele Mafrolla è impegnato”, status postato sulla bacheca del suo profilo di Facebook il 16 gennaio alle 19.04. Ancora lì.
 

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