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Cronaca Cerignola

Due stanze e un ambulatorio per 300 africani. Cerignola si divide, interviene il Vescovo

Centro di Integrazione per Immigrati sorgerà a Borgo Tre Titoli borgata dell'agro di Cerignola. Luigi Renna: “Una tettoia, due sale, un piccolo ambulatorio medico e, soprattutto, acqua corrente"

Sarà intitolato a "Santa Giuseppina Bakhita, la religiosa canossiana originaria del Sudan che patì una crudele schiavitù, il Centro di Integrazione per Immigrati che sorgerà a Tre Titoli, borgata dell'agro di Cerignola dove una comunità di migranti vive da tempo in situazioni degradanti e ghettizzanti. È a due passi dalla "città", appunto. Eppure così lontana. Vi è da dire, ad onor del vero, che l'amministrazione attuale ha tentato e sta tentando di dare diritto di cittadinanza a questa problematica nell'agenda di governo, complice anche lo straordinario periodo vissuto dal nostro Paese in termini di ondata migratoria, che ha squarciato il velo in molte realtà periferiche (si pensi alla inaugurazione, di recente, dello Sportello per l'immigrazione dedicato a Stefano Fumarulo voluto dall'assessore ai Servizi Sociali Rino Pezzano). Ed ora un altro tassello, conferma Pezzano, sta per innestarsi nel più grande progetto dell'accoglienza, di concerto con la Diocesi. Seppur tra numerose critiche e schiamazzi in aula (il tema dell'accoglienza divide, come è noto, le comunità), il consiglio comunale nella sua ultima seduta ha dato via libera (all'unanimità) all'istanza avanzata dalla Diocesi relativa ad un permesso a costruire a Tre Titoli. Lì la Chiesa possiede un ettaro di terreno sul quale vuole realizzare un Centro di Integrazione per Immigrati.

IL MONITO DEL VESCOVO RENNA

È il Vescovo stesso, Luigi Renna, a spiegare a Foggiatoday di cosa si tratta: "Una tettoia, due sale, un piccolo ambulatorio medico e, soprattutto, acqua corrente". Che manca. Arrivano le autobotti della Regione, a Tre Titoli. Ma in periodi di gran caldo come questi e di altissima densità abitativa, la necessità si fa straordinaria, come è fisiologico che sia. Sugli ultimi di questa borgata c'è l'occhio vigile di Suor Paola, ma serve impiantare qualcosa di stabile e duraturo. "Abbiamo intenzione di costruire un pozzo" fa sapere Mons. Renna, che auspica tempi brevi: "Già entro la fine di questa settimana partirà il bando che sarà pubblicato sul sito della Diocesi. Contiamo di espletare l'iter per gli inizi di settembre e partire coi lavori. Tempo 5-6 mesi. Ne abbiamo l'urgenza, questa zona è priva di qualsivoglia servizio".

300 AFRICANI, LA LETTERA DEL VESCOVO

Ovviamente con le sole forze della Diocesi il progetto non avrebbe potuto prender forma (si aggirerebbe sui 500mila euro la spesa). Ecco perché la CEI è intervenuta con un finanziamento robusto, "proprio qui - spiega il Vescovo, che ringrazia - in una terra tristemente famosa per i ghetti". Sono circa 300 i migranti che vivono qui stabilmente durante l'anno; donne e uomini provenienti prevalentemente dal Corno d'Africa. Numeri che si impennano nei mesi estivi, quelli di raccolta. Il Vescovo ha scritto una lettera aperta alla città. Ha notato con dispiacere le critiche giunte all'indirizzo dell'amministrazione nella seduta di consiglio. "I negri, come lo chiama qualcuno senza andare al di là del colore della pelle, senza mai fissare negli occhi questi figli di Dio - scrive Mons.Renna -, quando magari da loro comprano delle scarpe per pochi euro, si sfrutta il loro corpo, lì si rende schiavi nel lavoro nero". Parole vergate nero su bianco che diventano una denuncia forte della ipocrisia delle comunità, della politica, del tessuto economico-imprenditoriale.

RENNA: “SONO COME NOI”

"Sono come tanti nostri padri e nonni che, con la valigia di cartone, migrarono...Sono persone che hanno gli stessi diritti dei braccianti, quelli per cui Giuseppe Di Vittorio lottò" scrive ancora il Vescovo, riprendendo un tema caro a Cerignola. "Oggi Di Vittorio e il nostro don Antonio Palladino si sarebbero battuti anche per i migranti dei nostri ghetti extraurbani, perché i diritti non hanno colore". "Coraggio cari cerignolani - sferza Renna-, siate degni della vostra tradizione di popolo che ama e difende i diritti di gente che sa la durezza dell'emigrazione. Quando vedrete il Santa Giuseppina Bakhita capirete".

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