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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Manfredonia

Je suis Charlie: un premio a Manfredonia, ma vietate le vignette contro le religioni

Polemiche a Manfredonia: sulle opere ammesse in gara si precisa che "non saranno accettate vignette che offendano il decoro pubblico e la religione". Riccardi: "Una contraddizione con lo spirito di Charlie"

Satira sì, satira no. Non sono ammesse vie di mezzo. Soprattutto se si tira in ballo l’esperienza del quotidiano satirico Charlie Hebdo. Per questo, la postilla (“Non saranno accettate vignette che offendano il decoro pubblico e la religione”) presente nel bando del “Premio Internazionale Carnevale in Satira: Je Suis Charlie” promosso dall’Agenzia del Turismo per la promozione del territorio di Manfredonia rappresenta una grave incongruenza rispetto all’esperienza cui il premio è dedicato e alla recente tragedia che si vorrebbe onorare.

La vicenda ha fatto infuriare anche il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, che in una nota stampa ha annunciato di aver prontamente inviato una lettera agli organizzatori, nella quale esprime apprezzamento per l’iniziativa ma, nello stesso tempo, evidenzia come quanto richiesto nel bando, “appare in evidente contraddizione con lo spirito e il significato del “Je suis Charlie”. Pertanto, Riccardi ha invitato a voler effettuare le opportune rettifiche al regolamento “per non generare motivi di polemica in un momento che vede tutto il mondo schierato a favore della libertà di espressione e, quindi, anche di satira”.

Sull’argomento, sono intervenuti anche gli attivisti del gruppo Sipontini 5 Stelle. “Ognuno si assuma le proprie responsabilità. Alla luce della gogna nazionale cui la città di Manfredonia è stata esposta non si può tacere il dissenso e sopportare questa continua denigrazione culturale e mediatica”, scrivono. “Basta a fantasmi, premi culturali costosissimi e figuracce da barzellette di cantina. La libertà di espressione presuppone la conoscenza e il rispetto dei diritti propri e altrui. L’onestà intellettuale impone di evitare la strumentalizzazione delle tragedie”.

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