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Cronaca Ascoli Satriano

Ascoli Satriano ricorda il capitano Basile, ucciso mentre aveva la figlia di 4 anni in braccio

Combatté i corleonesi e Cosa Nostra. A 38 anni dalla sua morte, il Comune ha voluto ricordare la figura dell'eroico ufficiale dell'Arma dei Carabinieri al quale, dal 1986, è dedicata la Stazione Carabinieri cittadina

Una sobria ma estremamente significativa cerimonia dedicata alla memoria del sacrificio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, si è tenuta ad Ascoli Satriano. Il Comune ha, infatti, voluto ricordare la figura dell'eroico ufficiale al quale, dal 1986, è dedicata la Stazione Carabinieri cittadina.

Alla cerimonia hanno preso parte le Autorità civili cittadine, della Provincia, della Regione e del Parlamento, il Prefetto di Foggia, Massimo Mariani, il Comandante della Legione Carabinieri Puglia, Gen.B. Giovanni Cataldo, il vicequestore vicario Alfredo D'Agostino, il vescovo della Diocesi di Cerignola - Ascoli Satriano, S.E. Mons. Luigi Renna, una nutrita rappresentanza delle sezioni provinciali dell'Associazione Nazionale Carabinieri, ma soprattutto alcuni famigliari dell'Ufficiale, tra i quali il fratello, Luigi Basile, e la comunità di Ascoli Satriano, che ha nuovamente voluto omaggiare l'ormai "anche suo" capitano.

Dopo la commossa evocazione del sindaco, Vincenzo Sarcone, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Marco Aquilio, ha ricordato come i suoi primi passi nella vita militare siano stati guidati, alla presentazione presso l'Accademia Militare di Modena, da un altro fratello dell'eroe commemorato, l'allora Tenente Colonnello Cosimo Basile, oggi Generale in congedo, e di come questi avesse saputo travasare in quei giovani Allievi Ufficiali i più alti valori, che li avrebbero poi quotidianamente accompagnati. Il Col. Aquilio ha poi ricordato le doti professionali del Capitano Emanuele Basile, e di come, al Comando della Compagnia Carabinieri di Monreale, fosse stato capace di lungimiranti intuizioni, quali la pericolosità del clan dei "corleonesi", all'epoca non ancora ai vertici di "Cosa Nostra", e la fondamentale importanza nella lotta alla criminalità organizzata delle indagini patrimoniali.

Intuizioni queste che lo portarono, nel febbraio del 1980, a importantissime operazioni di servizio, con l'arresto di numerosi mafiosi, della cui pericolosità solo molti anni dopo ci si sarebbe accorti, ma anche alla morte, nella sera del 4 maggio di quello stesso anno. Era la notte di domenica, e il Capitano Emanuele Basile, che amava vivere la comunità che gli era stata "affidata", stava partecipando ai festeggiamenti patronali del Santissimo Crocefisso, quando tre vili sicari, indifferenti alla presenza della piccola Barbara, che teneva in braccio, e della moglie Silvana al suo fianco, alle spalle lo hanno crivellato di crivellato di colpi di arma da fuoco. Di lì a poco le stesse indagini da lui avviate avrebbero portato all'identificazione e all'arresto di mandanti ed esecutori.

Per il chiaro e immediato movente dell'omicidio, il Ministro dell'Interno, a soli dieci giorni di distanza, conferì l'onorificenza della Medaglia d'Oro al Valore Civile alla Memoria al Capitano Emanuele Basile, con la seguente motivazione: "Comandante di Compagnia distaccata, già distintosi in precedenti, rischiose operazioni di servizio, si impegnava, pur consapevole dei rischi cui si esponeva, in prolungate e difficili indagini, in ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano alla individuazione e all'arresto di numerosi e pericolosi appartenenti ad organizzazioni mafiose operanti anche a livello internazionale. Proditoriamente fatto segno a colpi d'arma da fuoco in un vile agguato tesogli da tre malfattori, immolava la sua giovane esistenza ai più nobili ideali di giustizia ed assoluta dedizione al dovere".

Il Colonnello Aquilio ha terminato il proprio intervento con l'auspicio che il luminoso esempio del Capitano Emanuele Basile rinnovi la forza e l'impegno in tutti i Servitori dello Stato, ma aiuti anche, in questa terra, anch'essa infiltrata da odiose organizzazioni criminali, le vittime dei quotidiani soprusi a trovare il coraggio e la rabbia per denunciare e ribellarsi ad un nemico che non è affatto invincibile. Al termine di questa prima fase la cerimonia è continuata con la deposizione di una corona d'alloro alla lapide dedicata al Cap. Basile e, successivamente, con la celebrazione di una Messa, officiata da S.E. Mons. Luigi Renna.

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