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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Vieste

Vieste, operazione "Medioevo": in manette anche il boss del clan Notarangelo

Numerose intercettazioni hanno portato allo smantellamento di quella che viene definita una delle più pericolose cellule mafiose. Dal 2008 un centinaio di attentati dinamitardi e incendiari, ferimenti e omicidi

Otto arresti eseguiti all'alba di oggi a Vieste,  tra i quali spicca quello eccellente del boss Angelo Notarangelo.

Su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Bari, il Gip del capoluogo pugliese ha accolto la richiesta di sette ordinanze di custodia cautelare in carcere. Gli arresti sono stati eseguiti, tutti a Vieste, dai carabinieri della Compagnia di Vico e del Reparto operativo del Comando provinciale di Foggia. Sono accusate di detenzione e produzione di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione, reati aggravati dalle modalità mafiose derivante dall’art. 7 del D.L. 152/1991. Sequestrati partite di cocaina e marijuana per un valore di circa un milione di euro.

L’operazione definita “Medioevo” proprio per indicare che nella splendida cittadina garganica, meta di turismo internazionale, è davvero finito un periodo di oscurantismo dove il clan Notarangelo, per anni, ha taglieggiato con violenza inaudita gli imprenditori, in modo particolare, turistici. Una violenza a cui si sono ribellati nel dicembre del 2009 alcune vittime dell’estorsione che stanchi di subire continue vessazioni, minacce e atti intimidatori da parte degli affiliati al clan locale. E’ in questo momento che nasce l’inchiesta dell’Antimafia di Bari, condotta dai Carabinieri di Vico e Foggia, che si è avvalsa di numerose intercettazioni, che hanno portato oggi allo smantellamento di una delle più pericolose cellule mafiose insediatasi sul territorio del Gargano. Una pericolosità che si era evidenziata con un escalation di delinquenziale che dal 2008 aveva prodotto circa un centinaio di attentati dinamitardi e incendiari anche ferimenti ed omicidi, il più cruento quello dei fratelli Piscopo.

L’ultimo episodio estorsivo - intimidatorio si è verificato nel febbraio scorso quando è andato completamente incenerito dalla fiamme una delle strutture turistiche più prestigiose della zona, il ristorante-lido Scialì. In questo caso, gli inquirenti, non escludono che la scelta di colpire la struttura non sia dovuta solo a una semplice richiesta estorsiva, ma anche al fatto che il proprietario gestore aveva deciso di aderire all’associazione Antiracket.

La presenza sul territorio di imprenditori riuniti in un’associazione Antiracket ha contribuito a creare un clima di collaborazione con gli inquirenti che ha permesso allo Stato – che nell’immediatezza aveva convocato un Comitato di ordine e sicurezza presieduto dal sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano – di poter dare le risposte concrete e immediate. Una risposta che si è concretizzata anche con l’ingente sequestro di sostanze stupefacenti, la cui vendita unitamente con il racket delle estorsioni costituisce la maggiore fonte di guadagno del clan Notarangelo.

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