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Cronaca San Severo

Debito di droga si trasforma in un incubo. Pusher, fidanzata e suoceri violenti alla vittima: "Ti uccidiamo"

Le minacce sono passate dalla vittima ai suoi familiari, coinvolgendo anche i genitori e la compagna. A quel punto è scattata la denuncia che ha fatto partire le indagini. In carcere il pusher e sua madre; divieto di avvicinamento per il padre e la fidanzata

Un intero nucleo familiare ‘dedicato’ allo spaccio di droga, con tanto di estorsione finalizzata alla riscossione dei crediti.

E’ quanto scoperto dagli agenti della squadra mobile di Foggia e dei colleghi del Commissariato di San Severo che, questa mattina, hanno eseguito quattro misure cautelari coercitive, richieste dalla locale Procura della Repubblica e deliberate dal GIP presso il tribunale di Foggia. In particolare, sono state emesse due misure cautelari impositive della custodia cautelare in carcere e due misure cautelari previdenti il divieto di avvicinamento alle persone offese.

La vicenda vede come vittime e carnefici due distinti nuclei familiari del sanseverese. Nel dettaglio, una delle vittime - cronico assuntore di cocaina - nel maggio di quest’anno, aveva cominciato ad acquistare la sostanza da un membro della famiglia coinvolta. Tali cessioni, come emerso nel corso delle indagini, non sempre avevano trovato un pagamento immediato, così generando dei “crediti” a vantaggio dello spacciatore.

Crediti che, infatti, da lì a poco, sarebbero stati pretesi in una drammatica progressione minacciosa da parte dello spacciatore, della sua compagna e dei suoi genitori, prima  di quest’ultimo. Le indagini hanno permesso di accertare, quindi, sia l’attività di spaccio (condotta dal venditore di cocaina) e sia le condotte di natura marcatamente estorsiva (poste in essere dallo stesso, con l’ausilio del padre, della madre e della compagna di lui).

Tali condotte sono andate avanti dal maggio di quest’anno fino a novembre. Grazie alla denuncia della vittima, alle informazioni fornite dalla famiglia di quest’ultima, e all’ausilio dei più invasivi e performanti strumenti di intercettazione è stato possibile ricostruire numerosi episodi estorsivi commessi ai danni della vittima e della sua famiglia. Sono emerse, quindi, vere e proprie condotte persecutorie condite da minacce di morte non solo a carico dell’acquirente della partita di droga ma anche dei parenti più vicini, “colpevoli” solamente di avere un legame di sangue o affettivo con la vittima.

Dall’altra parte, invece, è emersa una inquietante coesione familiare nella determinazione criminale di arrivare a riscuotere i debiti di droga. Alla luce degli elementi raccolti, lo spacciatore e sua madre sono risultati destinatari della misura cautelare coercitiva della custodia in carcere, in virtù di un riconoscimento delle loro condotte più grave e bisognoso di un argine particolarmente rigoroso, mentre il padre e la compagna sono stati attinti dal divieto di avvicinamento alla vittima e ai suoi prossimi congiunti.

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