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Cronaca Rodi Garganico

Minorenni impiegate a far sesso per "dissanguare" gli anziani, derubati e minacciati: "Soldi o lo diciamo ai parenti"

Sette arresti a Rodi Garganico: quattro donne e tre uomini di età compresa tra i 22 e i 45 anni, ritenute responsabili di furto aggravato, estorsione e ricettazione. Le responsabilità per lo sfruttamento della prostituzione, invece, sono al vaglio della magistratura

Prima gli incontri di natura sessuale, poi i furti e infine le richieste estorsive di denaro. A finire nella trappola, tre uomini - tutti ultrasettantenni - costretti a cedere ai ricatti di giovanissime donne, per complessivi 150mila euro: uno ha ceduto terreni, gli altri si sono privati di denaro, carte di credito, orologi e perfino una pistola.

Orrore a Rodi Garganico

Una storia terribile, che vede coinvolte anche ragazzine minorenni di 15 e 16 anni, emersa a Rodi Garganico, grazie ad una indagine dei carabinieri della compagnia di Vico che, all’alba di oggi, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Foggia nei confronti di sette persone (quattro donne italiane e tre uomini, di cui uno di nazionalità romena) di età compresa tra i 22 e i 45 anni, ritenute responsabili, in concorso tra loro o a vario titolo, di furto aggravato, estorsione aggravata e ricettazione. Le responsabilità relative al reato di sfruttamento della prostituzione, anche minorile, invece, sono al vaglio della magistratura. La gravità delle condotte e la necessità di intervenire con decisione è stata subito colta dalla Procura di Foggia: le indagini sono iniziate nel 2016, quando i carabinieri hanno avviato un’attività tecnica di intercettazione che ha sin da subito permesso di accertare l’esistenza di un gruppo criminale operante a Rodi Garganico, all’interno del quale è emersa con forza la figura di una giovane donna, di 27 anni: quest’ultima, infatti, avrebbe intrattenuto personalmente rapporti sessuali a pagamento con persone anziane e procurato loro incontri di natura sessuale con altre ragazze, anche minorenni, al fine di estorcere alle vittime denaro o di sottrarre loro beni.

La principale vittima

La principale vittima degli indagati è risultata essere un 80enne di Rodi Garganico. L’uomo ha subito numerosi furti, non solo in occasione degli “incontri”, ma anche quando non era in casa, grazie alla perfetta conoscenza da parte degli arrestati dei suoi movimenti. Dai furti si è poi passati alle estorsioni, dietro la minaccia di raccontare ai familiari dell’anziano le sue abitudini sessuali, con l’ulteriore minaccia di picchiarlo. Così gli indagati hanno ottenuto bonifici bancari e  cospicue somme di denaro, fino alla sottoscrizione di un contratto di cessione di due terreni. In un’altra circostanza poi, la vittima, dopo aver subito il furto di una pistola Smith and Wesson regolarmente detenuta presso la propria abitazione, ha contattato la 27enne chiedendole di restituirgli l’arma, ma l’indagata, dopo aver inizialmente negato di essere responsabile del furto, si è resa disponibile a farla recuperare in cambio di 1000 euro. La ragazza, inoltre, ha imposto alla vittima di non denunciarla, dietro la minaccia di raccontare ai carabinieri dei rapporti sessuali a pagamento consumati con le ragazze minorenni. In un ulteriore episodio, invece, una carta bancomat sottratta all’anziano è stata utilizzata da altri due complici per effettuare operazioni di prelievo e pagamento per un ammontare complessivo di circa 1.500 euro.

Le intercettazioni

Ciò che è emerso inequivocabilmente durante l’attività d’indagine sono senza dubbio la spregiudicatezza e la spavalderia degli indagati. In un’occasione, infatti, è la stessa donna a dire all’anziano “se mi arriva una denuncia a casa poi ti faccio vedere cosa ti combino! Tanto io ho sempre il coltello dalla parte del manico”. Ed è sempre lei a dare istruzioni alle ragazze sul comportamento da tenere in casa dell’uomo col fine di distrarlo per poter perpetrare un furto: in una conversazione intercettata, infatti, la stessa dice: “Portatelo nella cucina… Gli dici dammi un bicchiere d’acqua e chiudi la porta! Fai finta che lo tocchi… hai capito?”. Le indagini sono proseguite per circa quattro mesi e hanno consentito di accertare sottrazioni e dazioni forzate per un corrispettivo complessivo ammontante a circa 150.000 euro, consistenti in denaro contante, bonifici bancari, spese effettuate con una carta Bancomat, uno smartphone di ultima generazione, un orologio di ingente valore, una pistola e due terreni agricoli.

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