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Cronaca

La mafia nigeriana voleva 'conquistare' Foggia: emissari in Capitanata per controllare prostituzione e droga

E' quanto emerso durante le indagini dell'operazione 'Drill' che ha smantellato le cellule della mafia nigeriana in Puglia portando a 32 arresti. Numerosi e gravissimi i reati contestati. Ricostruite le dinamiche relative ai riti di iniziazione e le violente punizioni per chi si ribellava

Tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, risse, estorsioni, rapine, violenze sessuali e lesioni personali e sfruttamento della prostituzione. Sono queste le accuse mosse contro i soggetti arrestati nell’ambito della maxi-operazione contro la mafia nigeriana in Puglia, messa a segno all’alba di oggi dalla Polizia di Stato, con arresti anche Germania, Francia, Olanda e Malta.

In manette 32 appartenenti alle ‘mafie nigeriane’. Nell'ambito delle indagini è emerso anche come i gruppi attivi nel Cara di Bari avessero rivolto la propria attenzione anche su Foggia, dove avrebbero inviato alcuni emissari con l'obiettivo di 'curare' gli affari illeciti (anche in questo caso, prevalentemente prostituzione e droga), ritenuti ancora 'poco redditizi' nel capoluogo dauno. Un aspetto, questo, su cui sarebbero in corso ulteriori indagini. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Procura della Repubblica–Direzione Distrettuale Antimafia. Si tratta della operazione in materia di mafia nigeriana con il più alto numero di arrestati in Italia.

GLI INDAGATI | Trinity Gbidy di anni 23, Omoti Ernest di anni 21, Omoti Benjamin di anni 27, God Win Christian di anni 21, Achokwu Kenet di anni 28, Godday Okoh di anni 35, Ilegbunam Ebuka di anni 26, Okoinemin Benjamin di anni 26, Obinyan Timothy di anni 32, Augustine John di anni 24, Obi Solomon di anni 27, Paul God Day di anni 22, Obazelu Favour di anni 40, Ogboi Monday di anni 29, Agedu Gods Pawara di anni 29, Victor Sunday di anni 24, Omobido Abibu di anni 25, Thomas Harrison di anni 32, Ahmed Shaban di anni 29, John Vincent di anni 25, Akhabue Richard di anni 28, Osazvwa Felix di anni 31, John Nosa di anni 33, Opaleye Olatunde di anni 38, OGHORUYI Osas O di anni 29, SUNDAY Otaniyen di anni 34, Maxwell Peter di anni 28, Oni Iyobor di anni 39, Dickson Uwa di anni 27, Godwin Blessing di anni 33, Osawamwenze Igbinosa Kate di anni 47 e Osakpmwan Tracy di ani 29. Sono tutti accusati di aver fatto parte, insieme a numerose altre persone non identificate, di due distinte associazioni a delinquere di stampo mafioso, di natura cultista, operanti nella provincia di Bari quali cellule autonome delle fratellanze internazionali denominate “Supreme Vikings Confraternity - Arobaga” e “Supreme Eiye Confraternity”, che hanno agito per lungo tempo allo scopo di ottenere il predominio sul territorio barese e di gestire i propri affari illeciti.

LE INDAGINI della Squadra Mobile barese hanno preso avvio dalle denunce sporte, sul finire del 2016, da due cittadini nigeriani ospiti del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Bari, i quali hanno dichiarato di esser stati vittima di pestaggi, rapine e ripetuti tentativi di condizionamento per esser ‘arruolati’ tra le fila di un gruppo malavitoso che stava espandendo la sua influenza all’interno del Centro, poi scoperto essere quello dei “Vikings”. I dettagli contenuti nelle denunce permettevano di comprendere che molte delle violenze commesse dagli ospiti nigeriani del C.A.R.A. nei mesi successivi non erano casi isolati, ma si inserivano in un contesto di scontri tra le due principali gang criminali ivi presenti, quella dei “Vikings” e quella degli “Eyie”, la prima più numerosa e più violenta della seconda. Entrambe reclutavano nuovi adepti attraverso cruenti riti di iniziazione consistenti in ‘prove di coraggio’, per tentare di prevalere l’una sull’altra e commettevano violenze, rappresaglie e punizioni fisiche (il ‘Drill’, che ha dato il nome alla odierna operazione di polizia). Entrambe le compagini si sono connotate per la solidità del vincolo associativo, la programmazione di reati fine di varia natura e per un capillare e costante controllo da parte dei ‘capi’ per il rispetto dei ruoli e delle regole, con l’applicazione di cruenti metodi punitivi ogni qualvolta si rendesse necessario per ristabilire gli equilibri compromessi. I due gruppi hanno dimostrato di possedere una struttura rudimentale quanto ai mezzi adoperati, ma solidissima dal punto di vista della ideologia, della organizzazione e dei reati da perseguire, senza cercare in alcun modo aderenze con le mafie locali (dando prova, quanto allo sfruttamento della prostituzione, di supremazia anche nei confronti delle bande composte da albanesi e rumeni). Si sono registrati casi di inaudita violenza nei confronti di coloro che non accettavano di aderire alle confraternite o che non ne rispettavano le regole. Le vittime hanno raccontato agli investigatori di veri e propri pestaggi, frustate, pugni, calci e bastonate con l’utilizzo di spranghe, mazze e cocci di bottiglia.

Le Blu Queen | Nei confronti delle donne nigeriane, in particolare, è emersa anche la vessazione psicologica riservata ad un ceto ritenuto inferiore, buono solo a soddisfare le esigenze sessuali della comunità maschile e, soprattutto, a produrre denaro attraverso lo sfruttamento della prostituzione; in tal senso è risultata, ad esempio, emblematica la figura delle “blu queen”, donne considerate una merce di proprietà esclusiva del gruppo degli “Eyie” dopo essersi sessualmente concesse ai capi e destinate a gestire, per loro conto, le giovani prostitute fatte entrare nel C.A.R.A. Una delle principali attività illecite condotte dalle associazioni mafiose in questione è stata proprio quella dello sfruttamento della prostituzione.  I servizi di intercettazione telefonica ed i riscontri sul territorio hanno accertato che uno dei principali interessi delle bande criminali era quello di fare entrare clandestinamente le connazionali nel Centro di accoglienza e farle prostituire e se, in una fase iniziale, si è notato che tale pratica veniva gestita solo all’interno del C.A.R.A, in un secondo momento si è compreso che i malviventi fornivano prostitute a clienti anche al di fuori della Struttura, per le strade o nelle abitazioni cittadine. A tal fine, infatti, gli appartenenti ai gruppi di derivazione cultista “ Vikings” e gli “Eiye” si sono estesi arrivando ad occupare immobili, adibiti al meretricio, nonché le strade sulle quali collocare le giovani vittime da fare prostituire. Si è verificato, inoltre,  un ‘asservimento’ delle “maman” nigeriane che operano a livello locale alle richieste delle due  gangs relative alla necessità di dover “piazzare” ragazze in strada per farle prostituire.

Lo Stato dentro lo Stato | Quello che ne è emerso è stato, in estrema sintesi, il quadro di uno ‘Stato dentro lo Stato’, fatto di proprie regole e totalmente incurante delle leggi, ma anche di molte basilari norme di convivenza civile. A titolo di esempio, una delle due confraternite si è vantata di una fitta presenza sul territorio italiano, diviso, secondo le parole dei protagonisti, in “13 nest” (cellule operative): “… Eh ... perchè adesso è diventato un solo comando ...  perchè i "world aviary" hanno già detto ... e hanno fatto in Edo State ... loro vogliono che ci siano 13 "nest"  in Italia..

Il linguaggio degli associati, dai capi ai semplici partecipi, è stato indicativo di un forte senso di appartenenza militante riferita ad un gruppo associativo: “… no ... da quel giorno che sono andato via da Bari, non sono più tornato ... non posso venire a Bari senza chiamarti ... e adesso che ho una casa ... e ho tutto ... e adesso che voglio far navigare nuovamente la "ship" a Bari, posso tornare a Bari in qualsiasi week-end ..”

Anche il ritualismo di iniziazione (battesimo) è stato descritto dalle parole degli associati, ad esempio, con particolare drammaticità, il momento in cui un candidato non superava la prova di forza prevista: “… stava succedendo questo H.F. ha cominciato ad avere i dubbi e forse non ce la fa a superare questo fatto, ha cominciato a sanguinare, H.F. ha cominciato a piangere, ha cominciato a fare cose strane, da lì tu hai detto che tipo di persona hanno portato, sta piangendo …  tu hai detto che il ragazzo deve andare via, che loro devono dire al ragazzo che deve andare via …” -

Il potere del 'Drill' | Ma l’elemento più caratterizzante della metodologia mafiosa è rappresentato dal potere sanzionatorio, che impone una punizione (drill) a chi non si adegua alle regole dell’associazione, cioè non ne entra a far parte quando richiesto, non si impegna a pagare la periodica retta di appartenenza, non si prostituisce e, in generale, non rispetta le direttive dei capi:

… questa notte gli taglierò le orecchie a quel "Junior" ... si comporta male ... gli farò "drill" ... tu non preoccuparti ... sappiamo quello che gli faremo …” -

“...  Aro, stai zitto! ... sto ancora parlando con lui  ... stai zitto ... stai zitto ... ma che cosa stai dicendo? ... ma cosa gli sta prendendo a questo german (cioè ‘fratello’, appartenente al gruppo criminale)? ... se vieni vicino a me ti metto sotto e ti faccio "drill" per quello che stai dicendo ... Aro non mi nascondo ... Aro non ho paura e questo non posso nasconderlo ... se vieni qui ti metto sotto e faccio "drill" ...” -

non lo picchiare ... Eiye non picchia ... tu hai detto di essere "old set" ... ci sarà "drilling" ... bisogna osservare il protocollo per forza...” -

eh... tu aspetta che veniamo... se sbaglia noi facciamo "drill" a lui... lui sa come funziona a casa ... e così funziona anche qui... invece di gridare con lui tu lascialo perdere... quando io esco lo chiamiamo... quando una persona sbaglia bisogna ...

L’odierno provvedimento cautelare giunge al termine di circa due anni di laboriose indagini (2016-2018). La presenza delle gang nigeriane in forma associativa costituisce una realtà sempre più diffusa sul territorio nazionale, sebbene la loro esistenza ed operatività sia di difficile accertamento. Basti pensare alla crescita esponenziale dei flussi di denaro dall’Italia verso la Nigeria rilevatasi nel corso degli ultimi anni: soltanto nell’anno 2018, le rimesse di denaro dall’Italia alla Nigeria, come rilevato dalla Banca d’Italia, sono state pari a 74,79 milioni di euro, corrispondenti al doppio di quelle dell’anno 2016. E ciò sul dato di una popolazione nigeriana presente in Italia stimato, alla data del 30.06.2019, in circa 105 mila presenze, in prevalenza uomini e senza contare che la comunità dei nigeriani ha in Italia il più basso tasso di occupazione (45,1% in confronto al 59,1% dei non comunitari ) ed il più alto tasso di disoccupazione (34,2% contro il 14,9 dei non comunitari). E’ in costante aumento, tra l’altro, anche il numero di donne nigeriane sbarcate in Italia: basti pensare che nel 2013 sono sbarcate nel nostro paese n.433 giovani donne nigeriane, fino ad arrivare, soltanto a metà dell’anno 2017, a più di 5000 unità.

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