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Cronaca

Scambio di favori: quattro agenti della Polstrada di Foggia ai domiciliari

Sono accusati a vario titolo di corruzione, accesso abusivo al sistema informativo interforze, peculato d'uso e la rivelazione di segreto d'ufficio. Agli arresti domiciliari anche un cerignolano proprietario di un'autodemolizione

Questa mattina, nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, nella persona della dott.ssa Alessandra Fini, gli agenti della Squadra Mobile di Foggia hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di quattro operatori della Polizia Stradale di Foggia sezione di P.G., unitamente ad altro soggetto cerignolano titolare di una autodemolizione.

I quattro uomini in divisa sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, falso materiale, peculato d’uso, rivelazione del segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informativo interforze. Le condotte illecite sarebbero state compiute nel biennio 2011/15

Dalle indagini – caratterizzate da attività tecniche d’intercettazione telefonica e captazione ambientale – sarebbe emerso l’illecito scambio di favori da parte dei poliziotti consistenti in omissioni e/o atti contrari al dovere d’ufficio che il titolare di una concessionaria, incensurato, “ricompensava” con l’assegnazione all’agenzia di pratiche auto gestita di fatto dai poliziotti, di numerose pratiche riguardanti i trasferimenti di proprietà delle autovetture vendute.

Le intercettazioni telefoniche avrebbero evidenziato l’esistenza di contatti illeciti tra alcuni dei poliziotti ed il pregiudicato cerignolano R. A.,  classe 1970,  In particolare, dalle attività tecniche sarebbe emerso che i poliziotti avvisavano preventivamente R. A. di imminenti controlli all’autodemolizione che gli avrebbero permesso di predisporre “adeguate contromisure”.

O comunque omettevano atti doverosi nei confronti del 46enne ed in cambio - secondo gli inquirenti - ricevevano periodicamente parti di autovetture o servizi e regali vari senza corrisponderne il prezzo. Sarebbe altrettanto evidente la responsabilità di alcuni dei poliziotti indagati, in ordine alla formazione di un atto falso, al fine di celare la negligente omissione della comunicazione all’Autorità Giudiziaria di una notizia di reato.

Tra le altre cose, ci sarebbe anche un utilizzo illecito del Sistema Informativo Interforze, concretizzatosi nell’accesso, per fini estranei all’attività d’ufficio, al sistema e nella successiva divulgazione dei dati così acquisiti terzi, anche in cambio di illeciti compensi.  In alcune occasioni alcuni dei poliziotti indagati avrebbero utilizzato le auto di servizio per finalità private.

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