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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Monte Sant'Angelo

Arresti a Monte Sant’Angelo: insospettabili tra la malavita, il pizzo per autoalimentarsi

Diciotto ordinanze di custodia cautelare in un solo colpo: estorsioni e sistemucci per favorire la latitanza di Giuseppe Pacilli. Un maresciallo dell'esercito, un barbiere e un dipendente comunale scudi della malavita

Probabilmente i cittadini di Monte Sant’Angelo non hanno provato imbarazzo alla notizia del blitz avvenuto all’alba di ieri nell’ambito dell’operazione denomina “Rinascimento”. Sono abituati a questo genere di notizie, forse anche peggiori. Tant’è che il caso della scomparsa di Ciavarrella è emblematico di come una città possa non stupirsi più di tanto di fronte a casi di questo genere.

Blitz antimafia a Monte Sant'Angelo: foto 18 arrestati

Diciotto ordinanze di custodia cautelare in un solo colpo: estorsioni e sistemucci per favorire la latitanza di Giuseppe Pacilli, arrestato il 13 maggio del 2011. Questa è l’accusa. Fa notizia invece sapere che nella trappola dei clan garganici possano cadere anche persone insospettabili, alcune delle quali occupano ruoli di tutto rispetto nella società.

NOMI ARRESTATI

E se persino un maresciallo dell’esercito, un barbiere e un dipendente comunale diventano scudo della malavita, sarebbe bene che da ora in poi si faccia attenzione a chi si ha di fronte e non ci si stupisca poi di certi titoli di coda.

Arresti Monte Sant'Angelo: foto blitz "Rinascimento"

Monte Sant’Angelo però è solo la punta di un iceberg gigante che riguarda l’intera provincia di Foggia, satellite persino del clan dei Casalesi. Fiancheggiare un boss, ritenuto fino a pochi mesi fa tra i trenta latitanti italiani più pericolosi, e creare un circuito tale capace di autoalimentarsi attraverso il coinvolgimento di più figure, è roba da professionisti. Da persone spregiudicate, sicure, forti di un potere conquistato attraverso vincoli di amicizia e fedeltà.

In una cittadina, Monte Sant’Angelo, considerata feudo di Pacilli. Al centro di tutto il pizzo, antico strumento della criminalità organizzata che in Capitanata sembra non voler tramontare mai. Poi le persone, anche cittadini al di sopra di ogni sospetto. Le vittime, montanari e imprenditori. L’antidoto alla paura, il silenzio.

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