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Cronaca Vieste

Acquistavano capi di bestiame con assegni clonati: arrestati allevatori di Vieste

In carcere sono finiti Giuseppe e Gennaro Cariglia. Erano loro ad individuare le ditte da frodare ed erano loro a mantenere i contatti con le stesse. Ai domiciliari un autotrasportatore donna

Associazione per delinquere finalizzata alla truffa, ricettazione, falso materiale in titoli di credito e sostituzione di persona. I carabinieri del comando provinciale di Foggia hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e una agli arresti domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale su richiesta della Procura, nei confronti di Giuseppe e Gennaro Cariglia, allevatori viestani classe 1955 e 1979, già noti alle forze di polizia e di M.G., autotrasportatore classe 1960 di Monterotondo

Le indagini dei Carabinieri della Tenenza di Vieste, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, hanno avuto inizio nell’aprile 2012, quando il titolare di un’azienda agricola zootecnica di Accumoli (RI), ha denunciato di aver subito una truffa a seguito della vendita di capi di bestiame per un valore di euro 37mila euro. Secondo il denunciante tre soggetti, presentatisi presso la sua attività come titolari di un’azienda agricola con sede a Benevento, avevano acquistato 30 capi di bestiame pagando con un assegno circolare risultato “bloccato”.

La tempestiva attività info-investigativa posta in essere dai militari dell’Arma ha consentito di rinvenire gli animali oggetto della truffa in località “Palude Mezzane” di Vieste, in un recinto dell’azienda zootecnica condotta da Cariglia Gennaro dove, previa la verifica del sistema di registrazione “auricolare” dei bovini, si è proceduto a alla restituzione degli stessi al denunciante. Le indagini hanno consentito di individuare in Cariglia Giuseppe e Gennaro, attraverso il riconoscimento fotografico da parte della vittima, gli autori della truffa posta in essere unitamente al complice, che in occasione dell’acquisto fraudolento, aveva provveduto a trasportare il bestiame a Vieste con il suo camion.

I due avrebbero materialmente “clonato” un assegno bancario di traenza, facente parte di un carnet di assegni denunciato smarrito e riconducibile ad un conto corrente aperto presso la banca Unicredit della città del faro, trasformandolo in un assegno circolare emesso dal citato istituto di credito in favore di un’azienda agricola sita nel comune di Circello (BN), di cui i due indagati, al momento dell’acquisto del bestiame, avevano falsamente affermato di essere i titolari.

Le perquisizioni effettuate presso le abitazioni e le aziende agricole dei predetti, ha permesso di rinvenire la documentazione attestante pregresse attività di compravendita di animali tra i due allevatori e l’azienda agricola beneventana; per tale ragione, i due indagati, essendo a conoscenza del codice aziendale e della partita IVA di quell’azienda, li utilizzavano al momento dell’acquisto del bestiame, facendoli apporre sulla fattura di vendita, fingendosi i titolari.

Ulteriori accertamenti hanno consentito di smascherare un’altra truffa posta in essere dai tre indagati nel mese di febbraio 2012, ai danni di un’azienda agricola di Città della Pieve (PG), dove i predetti, seguendo un copione ormai collaudato, si sono presentati quali titolari di un’azienda di Torino di Sangro (CH), acquistando 23 capi di bestiame, per un importo di 22mila euro, pagati con tre assegni circolari postali risultati successivamente non esigibili, in quanto clonati.

I tre titoli di credito erano stati emessi dall’ufficio postale di Vieste nel mese di gennaio 2012 in favore dell’azienda agricola di Città della Pieve, su richiesta di un correntista viestano, anch’egli indagato nello stesso procedimento penale, che nello stesso giorno dell’emissione ha chiesto il rimborso, permettendo in tale lasso di tempo di clonare i tre assegni.

In passato i Cariglia avevano avuto rapporti commerciali anche con l’azienda agricola di Torino di Sangro, ed anche di quella al momento della truffa si erano finti titolari utilizzandone codici aziendali e fornendo il timbro dell’azienda apposto sulle fatture emesse dalla vittima. Le indagini espletate dai carabinieri hanno consentito di acquisire un quadro probatorio chiaro, preciso e concordante in ordine all’esistenza di un vincolo associativo tra i tre indagati, desunto dalla continuità e dalla frequenza dei rapporti tra gli stessi, dalla disponibilità di mezzi finanziari, dalla natura dei delitti programmati, realizzati secondo le medesime modalità esecutive (contatti con imprese operanti nel settore della zootecnia, spendita di qualifiche e qualità inesistenti, uso di titoli di credito artatamente formati e pertanto falsi, trasporto degli animali con un camion di proprietà di uno dei partecipi della consorteria e concentrazione degli stessi in locali a disposizione degli indagati, in vista della successiva vendita a terzi).

Quanto ai ruoli rivestiti dagli indagati, Giuseppe e Gennaro ricoprono le posizioni apicali dell’associazione perché promotori ed organizzatori della stessa; erano loro ad individuare le ditte da frodare ed erano loro a mantenere i contatti con le stesse, fingendosi titolari di aziende zootecniche realmente esistenti, conducendo le trattative e concludendo gli affari, potendo contare, nella perpetrazione delle truffe, oltre che sull’esperienza derivante dall’essere effettivamente allevatori e commercianti di bestiame, anche sulla disponibilità, in tale veste, di documenti e dati identificativi delle ditte di cui si fingevano rappresentanti.

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