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Cronaca

Furti: finiscono in carcere le sorelle Pompa, in manette anche zio Salvatore

Insieme ad altre due donne sono ritenuti gli autori dei furti nei negozi dei centri commerciali di Rimini e Pesaro avvenuti lo scorso 20 aprile. Elena, Raffaella e Salvatore si trovano rinchiusi nel carcere di Foggia

Finiscono in carcere le sorelle Pompa, incubo dei supermercati e dei centri commerciali dello Stivale. A farle compagnia anche lo zio Salvatore. Ad arrestarli i carabinieri di Foggia e di Pesaro, in applicazione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Pesaro.

I FURTI A RIMINI. Raffaella, Elena e lo zio 48enne, il 20 aprile scorso erano partiti da Foggia alle prime luci dell’alba per dirigersi, insieme ad altre due donne (parenti), in Emilia Romagna, dove, all’interno dei centri commerciali di Rimini ‘Le Befane’ e ‘I Malatesta’, avevano rubato merce di vario tipo per un valore complessivo di oltre 4mila euro: tre capi di abbigliamento del valore di € 382 sottratti dal negozio ‘North Sails’, sette capi d’abbigliamento del valore di € 167 sottratti dal negozio ‘Accessorize’, tre capi d’abbigliamento del valore di € 54 sottratti dal negozio ‘Okaidi’, 21 prodotti di cosmesi del valore di € 2.506 sottratti da ‘La Gardenia’, tre prodotti di cosmesi del valore di 40 € sottratti alla ‘Kiko’ e altri 27 del valore di € 700 dal negozio ‘Profumeria Rossi”.

I FURTI A PESARO. Non paghi dei furti appena compiuti, i Pompa si erano fermati anche a Pesaro ove, all’interno del centro commerciale ‘Iper Rossini’, avevano asportato altri cosmetici (18 prodotti del valore di € 920 dal negozio ‘Iper Pesaro’ e 2 prodotti di cosmesi del valore di € 92 dal negozio ‘Oviesse’), per un valore complessivo di poco superiore ai mille euro.

Ma è proprio in quest’ultima circostanza che due addetti alla vigilanza hanno notato tre giovani donne aggirarsi con fare sospetto nel reparto profumeria e prelevare dagli scaffali la merce nascondendola all’interno di una borsa. Dopo aver ripetuto l’azione più volte, una delle ladre ha imboccato l’uscita ‘Senza Acquisti’

A quel punto gli addetti al servizio di vigilanza hanno seguito le alte due complici e notato che alla loro vista un uomo si era dato a precipitosa fuga facendo perdere le proprie tracce. All’esterno del centro commerciale, nella zona riservata al parcheggio clienti, le Pompa si sono avvicinate a una Mercedes Classe B con a bordo altre due donne e zio Salvatore.

GLI ARRESTI IN FLAGRANZA DI REATO. Allertati dai vigilantes, i carabinieri sopraggiungevano immediatamente sul posto, e bloccavano le due donne in flagranza di reato. I militari dell’Arma, quindi, eseguivano una perquisizione all’interno dell’autovettura abbandonata che permetteva di rinvenire delle tronchesi ed un rilevante numero di borse, tutta la refurtiva provento dei furti commessi nella giornata.

LE SORELLE ELENA E RAFFAELLA POMPA. Le indagini finalizzate all’identificazione dei restanti tre componenti della banda criminale in trasferta, sono partite dall’identità delle due arrestate, che vivevano a Foggia in un contesto familiare composto da altri soggetti noti alle forze di polizia per reati contro il patrimonio.  I vigilantes, dopo aver visto le foto segnaletiche delle sorelle Elena (alla quale era intestata l’auto) e Raffaella Pompa (quest’ultima cognata di una delle due arrestate), confermavano che si trattava proprio di loro.

Dal 10 aprile le sorelle Pompa erano sottoposte alla misura coercitiva dell’obbligo di dimora a Foggia disposta nell’ambito di altro procedimento penale per analoghi reati.

L’IDENTIFICAZIONE DI ‘ZIO SALV’. Più complessa è stata invece l’identificazione dell’ultimo indagato. In occasione degli arresti, erano stati sequestrati i telefonini delle due donne. Dall’esame dei messaggi sui cellulari venivano rilevati degli Sms in cui si parlava di “zio Salv”, che per età e conformazioni fisica corrispondeva all’unico uomo del gruppo, riconosciuto anche dagli addetti alla sicurezza

GLI ARRESTI DEI POMPA. Nel frattempo il giudice di Pesaro convalidava l’arresto delle due donne e le rimetteva in libertà. A quel punto, per avere la certezza che gli altri componenti della banda fossero Elena, Raffaella e Salvatore, gli inquirenti sottoponevano ad intercettazione i loro telefonini. In una conversazione le due commentavano il fatto che il GIP di Foggia aveva aggravato la misura nei confronti delle sorelle Pompa, affermando però di non essere state loro a parlare, anche perché, se fosse stato altrimenti, sarebbe stato arrestato anche “Salvatore”. Dopo le formalità di rito gli arrestati sono stati associati presso la Casa Circondariale di Foggia.

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