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Cronaca San Severo

"Campobasso come Scampìa", con la droga che veniva da Foggia: maxi blitz tra il Molise e la Puglia

Un'operazione dai grandi numeri: identificati 250 consumatori di stupefacenti, documentando circa 1.700 cessioni di sostanza; circa 3.000 le dosi di cocaina, crack, eroina, hashish, marijuana e metadone sequestrate

Un fiorente traffico di sostanze stupefacenti che partiva da Campobasso, con approvvigionamenti nel Foggiano, Caserta e Napoli. Si è conclusa all'alba di oggi, la vasta indagine di polizia giudiziaria denominata "Pinocchio" - dall'appellativo attribuito dagli acquirenti di droga ad uno dei "protagonisti" dello spaccio - condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Campobasso e supportata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, durata oltre sei mesi (da dicembre 2018 a giugno 2019) e che ha visto indagate, a vario titolo, per reati in materia di stupefacenti 19 soggetti.

Nel dettaglio, sono state eseguite cinque le misure cautelari, di cui tre di custodia cautelare in carcere e due di divieto di dimora in Molise. Ben 69 sono state le perquisizioni personali e domiciliari disposte dalla Procura della Repubblica di Campobasso a carico di tutti gli indagati e di numerosi di assuntori di sostanze stupefacenti. Oltre ai destinatari di provvedimenti di misura cautelare, altri 13 indagati sosno stati sottoposti a perquisizione. Tra loro anche un 33enne di San Severo e un 35enne, sempre della cittadina dell'alto Tavoliere. 

Nel corso dell'indagine sono stati identificati circa 250 consumatori di stupefacenti, documentando circa 1.700 cessioni di sostanza; circa 3.000 le dosi di stupefacente sequestrate del tipo cocaina, crack, eroina, hashish, marijuana e metadone e circa 7.000 le cessioni rilevate sia con attività investigativa tradizionale che con attività tecnica di intercettazione. Nel corso delle Indagini sono stati operati due arresti In flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e due arresti in esecuzione di misure cautelari per reati contro iI patrimonio commessi con la finalità di procacciarsi il denaro per l'acquisto di stupefacente. Sequestrati, inoltre, circa 10.000,00 euro in contanti più svariate carte di credito e postepay ricaricabili utilizzate per il pagamento della droga.

Le fasi finali dell'esecuzione delle misure e delle perquisizioni hanno interessato le Province di Campobasso, Foggia, Isernia, Caserta, Chieti, Roma e Bologna, coinvolgendo oltre alle Squadre Mobili di quei capoluoghi di Provincia, anche personale delle Squadre Mobili di Napoli, Salerno, Benevento, Bari, Avellino, Frosinone, Latina, Bologna e Potenza nonché il personale dei Reparti Prevenzione Crimine di Napoli e Roma, del Commissariato di P.S. di Civitavecchia, impegnando nella sola Provincia di Campobasso 146 agenti, 3 squadre cinofile della Questura di Pescara con il supporto di un elicottero della Polizia di Stato del Reparto volo di Bari.

Per la prima volta nella Città e Provincia di Campobasso sono stati sottoposti a perquisizione personale e domiciliare 49 assidui assuntori di stupefacente, soggetti che pur non sottoposti ad indagine, intrattenevano rapporti con gli indagati per l'acquisto della droga. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro 0,43 gr di eroina, 2,20 gr di hashish, 0,41 gr di marijuana, un bilancino di precisione e per due delle persone sottoposte a perquisizione è scattata la denuncia all'Autorità Amministrativa per detenzione di sostanze stupefacenti, ai sensi dell'art. 75 del D.P.R. 309/90.

L'attività di indagine ha tratto origine da diverse segnalazioni di cittadini residenti a Campobasso, nel Quartiere "Venezia", esasperati per la presenza, specie in via Quircio e via lezza, di numerosi soggetti che si recavano di notte e di giorno nell'appartamento di via Quircio al civico 9, base operativa dello smercio di droga. Un quartiere battezzato - a seguito dei numerosi servizi di appostamento operati dalla Polizia - come la nuova "Scampia" campobassana, con "vedette" pronte a segnalare ai protagonisti dello spaccio, ogni accesso nella strada di personale in divisa.

In particolare uno degli indagati, con a carico numerosi precedenti penali e di polizia, era molto cauto nei propri movimenti ed estremamente attento ad eludere i controlli di polizia, comunicando poco al telefono ed utilizzando, invece, i contatti social nonché telefonini di ridottissime dimensioni (in quanto, a detta dell'indagato, in caso di cattura, occultabili facilmente nelle cavità anali e utilizzabili in carcere poter comunicare con l'esterno) e distorsore di voce per non farsi riconoscere. Dall'indagine è emerso, inoltre, che l'uomo non aveva alcuna remora nel consegnare al proprio figlio ed ai nipoti lo stupefacente da spacciare o destinato all'uso personale.

Insieme alla compagna, coadiuvata dalla "famiglia", si approvvigionava nelle Province di Napoli, Foggia e Caserta di stupefacente destinato allo spaccio, in quantità non elevate, ma con ciclicità tale da poter rifornire costantemente il "market" della droga in via Quircio n. 9, un vero e proprio bazar dove si pesava, confezionava, si consumava, si faceva credito, si otteneva merce rubata da alcuni sodali del gruppo e dove i fornitori si avvicendavano esponendo e contrattando la merce, per qualità e prezzo, differenziandola da quella presente sul mercato per "fidelizzare" la clientela. I due compagni, inoltre, ad un certo punto si sono separati, dando vita ognuno alla propria "piazza di spaccio". La donna inizialmente ha continuato a mantenere attivo il market di via Quircio 9, poi, incalzata dai controlli della Polizia, ha deciso di attivare uno spaccio itinerante a Campobasso (via Monforte, via Marche, via Roma, via De Gasperi, centro storico nei pressi della Chiesa San Leonardo, Piazza Cuoco, Corso Bucci, via Pietrunto, Corso Vittorio lìmanuele, via Ugo Petrella - davanti al SerD, Villetta Flora, via D'Amato).

Altrettanto ha fatto l'uomo, associandosi dapprima ad un altro degli indagati per svolgere attività di spaccio in un paese limitrofo a Campobasso e poi "espandendosi anche nel Capoluogo, in particolare nelle zone di via Montegrappa e via San Giovanni. Nel corso dei mesi, poi, era frequente trovare basi logistiche dello spaccio in alberghi e B & B, sempre per tentare di eludere le investigazioni della Polizia. Cosa che non è sempre riuscita, poiché, come documentato nella cronaca dei mesi scorsi, gli interventi della Polizia di Stato non sono mancati come pure gli arresti in flagranza di reato. L'indagato, peraltro, non disdegnava di portare con sé più volte al Parco Verde di Caivano, anche in orario serale e notturno, il figlio di due anni per rifornirsi di stupefacente e cercare di utilizzare il bambino come "scudo" per eventuali controlli della Polizia.

Proprio su segnalazione della Polizia, la Procura per i Minorenni di Campobasso ha richiesto e ottenuto dal Tribunale per i Minorenni di Campobasso l'urgente collocamento del bambino in una struttura protetta. Il gruppo criminale smantellato con l'operazione "Pinocchio" era ben strutturato ed ognuno dei componenti aveva un preciso ruolo: alla coppia, a fasi alterne, si affiancava una serie di soggetti tutti ben inseriti nel mondo dello spaccio di stupefacenti. Alcuni di loro si procacciavano i soldi per l'acquisto di droga commettendo furti in abitazioni, chiese, negozi, cantieri e rubando auto che utilizzavano per i viaggi verso le città di rifornimento della droga. In un paio di casi, taluni esponenti del gruppo, non disdegnavano di "rubare" al compagno in "affari" lo stupefacente, sia per farne uso personale che per piazzarlo sul mercato in modo autonomo.

Taluni, con la complicità di commercianti locali, si facevano monetizzare per l'acquisto della droga, i soldi della card del reddito si cittadinanza, truffando il fisco. Nella presente attività investigativa, sono state ricostruite le condotte dei singoli componenti ed i compiti che ognuno di essi svolgeva: i soggetti che, in qualità di ideatori, fornivano il denaro necessario all'acquisto della droga e mantenevano i contatti per l'approvvigionamento delle sostanze stupefacenti; coloro che si occupavano del taglio e confezionamento dello stupefacente da vendere; i rifornitori, che con viaggi frequenti trasportavano le sostanze nella base logistica di Campobasso dalla provincia di Foggia e dalla limitrofa Regione Campania.

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