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Cronaca

Lotta all'abusivismo sul Gargano, Procura e Parco azionano le ruspe: "Tolleranza Zero"

Un'azione radicale resa possibile grazie ai 500mila euro messi a disposizione dal ministero dell'Ambiente e che serviranno a coprire non solo l'abbattimento degli immobili abusivi, ma anche alla bonifica delle aree

Lotta all’abusivismo edilizio. Sul Gargano si apre la stagione della “Tolleranza Zero” e, come primo, vero e concreto segnale di inversione di rotta, si azionano le ruspe contro una quarantina di edifici (villette, abitazioni e strutture turistiche sul mare, veri e propri ecomostri), simboli arroganti del “sacco del Promontorio” perpetrato dagli anni ’60 in poi sullo sperone di Puglia.

“Tutto con la complicità degli amministratori locali del tempo, che hanno consentito di edificare senza autorizzazioni sul demanio pubblico, lungo i canali e, addirittura, sulle falesie”, puntualizza il procuratore della Repubblica di Foggia, Leonardo Leone De Castris, che, questa mattina, ha illustrato il contenuto della convenzione sottoscritta con il presidente del Parco Nazionale del Gargano, Stefano Pecorella, che apre la strada all’abbattimento di una quarantina di opere abusive costruite sul territorio garganico, in particolare, e nel resto della provincia di Foggia, in generale.

Un’azione radicale che sarà resa possibile grazie a dei fondi specifici - 500mila in tutto - messi a disposizione su richiesta della procura ed ente parco dal ministero dell’Ambiente e che serviranno a coprire non solo l’abbattimento degli immobili in questione ma anche alla bonifica delle aree interessate ed al corretto smaltimento dei rifiuti.

“Quanto accaduto sul Gargano, con la recente alluvione, ha spinto la procura ad accelerare i tempi e costituire un ufficio per l’abbattimento degli abusi edilizi”, ha puntualizzato il presidente del Parco nazionale del Gargano, Stefano Pecorella, sottolineando che si tratta di un’azione prevista da tempo e resa cogente dalla violenta alluvione che ha recentemente messo in ginocchio il Promontorio, causando la morte di due persone e danni per milioni di euro.

Al momento – precisano De Castris e Pecorella - non è stata ancora effettuata una mappatura dell’abusivismo garganico, ma è stato stilato un ordine di priorità grazie al quale individuare i 40 casi più gravi, dando precedenza alle aree maggiormente colpite dalla recente alluvione: Peschici innanzitutto, ma anche Carpino, Rodi e San Marco in Lamis.

Per procedere a questa “selezione” è stato istituito in seno alla procura di Foggia un apposito ‘Ufficio Demolizioni’ composto da due sostituti procuratori ed un nutrito nucleo di  polizia giudiziaria che passeranno al setaccio la mole di sentenze di abbattimento passate in giudicato e relative ad abusi edilizi, assegnano loro un codice di priorità secondo i criteri di pericolosità ambientale, rischio crollo e vetustà dei manufatti realizzati senza autorizzazioni, che mettono a rischio l’assetto idrogeologico del territorio e la vita delle persone.

Dopo aver proceduto agli abbattimenti tramite ditte private con i fondi ministeriali (con costi inferiori rispetto all’intervento del Genio Civile), lo Stato provvederà a rivalersi sui proprietari degli immobili abusivi. Sull’alluvione che ha colpito il Gargano, la procura ha aperto un’inchiesta con le ipotesi di reato di disastro colposo e omicidio colposo, condotta da carabinieri e forestale.

Nell’ambito di tale attività investigativa, i carabinieri del comando provinciale di Foggia sono stati chiamati ad indagare se il deflusso delle acque sia stato ostacolato dalla presenza di insediamenti residenziali o produttivi abusivi, ovvero sia riconducibili a condotte omissive relative alla manutenzione dei canali.

Verrà, inoltre, accertato se la quantità di acqua piovana caduta sui territori maggiormente colpiti nei giorni 3, 4 e 5 settembre possa essere considerato evento eccezionale sulla base della media del periodo e, quindi, verificare se tale evento sia stato preventivamente ed adeguatamente segnalato alle autorità locali di protezione civile e quali iniziative abbiano assunto le predette autorità a tutela dell’incolumità pubblica.

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