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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La nuova vita di Villa Rossana: da un potente clan a cantiere innovativo per la lotta alla mafia

Il progetto ‘Un’impresa per A.M.I.C.A.’ è risultato aggiudicatario di finanziamento nel bando regionale di antimafia sociale.

“Abbiamo vissuto in trepidante attesa la conferma di questa vittoria e la convocazione per la sottoscrizione dell’atto unilaterale d’obbligo che, finalmente, ci permetterà di procedere all’esecuzione dei lavori di Villa Rossana”. L’assessora alle Politiche sociali della Città di Manfredonia, Noemi Frattarolo, commenta così il progetto risultato aggiudicatario del finanziamento di 437.025 euro, per il bando regionale triennale ‘Cantieri innovativi di antimafia sociale: educazione alla cittadinanza e miglioramento del tessuto urbano’.

‘Un’impresa per A.M.I.C.A.’, il nome del progetto, ha visto coinvolti una quarantina di soggetti del territorio, tra enti ed associazioni, uniti nell’ATS ‘Daunia è Puglia’: i Comuni di Manfredonia, Mattinata, Zapponeta, Foggia, Stornara, Stornarella, Orta Nova, il team di Coworking Smart Lab, Mac Academy, associazione Solidarietà e Sorriso di Zapponeta, Fare ambiente di Foggia, Dauniatur, il Circolo ARCI ‘Travel’ di Stornara, l’ENAC Puglia e l’associazione Angeli. Il progetto vedrà il coinvolgimento di tutto il tessuto socio-economico locale, al fine di diffondere iniziative di sensibilizzazione e di educazione all’antimafia sociale, ponendo l’accento su temi fondamentali quali la legalità e lo sviluppo sostenibile di tutto il territorio.

“Una risposta concreta al bisogno sociale ed educativo della Capitanata: terra che, purtroppo, continua a pagare a caro prezzo l’imperversare di mentalità ed atteggiamenti criminosi”, ha detto il sindaco Angelo Riccardi. “Villa Rossana diventerà anche un laboratorio di formazione alla cittadinanza attiva per tutti quanti noi. E’ un risultato importante, ottenuto per il prezioso lavoro svolto dal settore delle Politiche sociali del nostro Comune, guidato dall’assessora Noemi Frattarolo, alla quale va il mio più sincero ringraziamento per l’impegno profuso”. Facciamo qualche passo indietro nel tempo e ricordiamo che Villa Rossana è una villa bifamiliare a uso residenziale, con annessa area di pertinenza, sita a Siponto, che era stata sottoposta a confisca con un decreto emesso dal Tribunale di Foggia il 17 ottobre 2003, confermato poi dalla Corte d’Appello di Bari nel 2006 e divenuto irrevocabile il 15 maggio 2007, “perché appartenente a un clan potente come i Trisciuoglio”, spiegò l’allora procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso.

Il 15 giugno 2011, il procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, rivolse istanza al sindaco di Manfredonia affinché il bene fosse concesso in uso alla Direzione Distrettuale Antimafia. “La villa bifamiliare, infatti, dopo le necessarie opere di ristrutturazione e adeguamento alle esigenze di un ufficio giudiziario, può rappresentare la giusta soluzione per istituire una sede distaccata della DDA di Bari, che ha competenza anche sul territorio foggiano. E ciò al fine di contrastare con maggiore incisività il grave fenomeno di stampo mafioso che da tempo affligge questa terra”, disse Laudati. Passò del tempo e, invece, giunse una comunicazione delle forze dell’ordine: la villa non offriva la necessaria sicurezza e, pertanto, non vi erano le condizioni per l’insediamento della Direzione Distrettuale Antimafia

Tornando al giorno d’oggi, non si può fare a meno di notare che in un panorama spesso competitivo, come è quello dell’antimafia, dove alcune realtà si individualizzano e lavorano separatamente su obiettivi che dovrebbero essere comuni, spicca quanto è avvenuto, invece, a Manfredonia. “Ci siamo uniti tutti in un unico progetto, mettendo a disposizione per le attività ‘Villa Rossana’ che ora rifiorirà dal degrado urbano e culturale, diventando avamposto di legalità, cittadinanza attiva e polo di sviluppo compatibile per giovani energie locali, come già dimostrato nella fase progettuale”, aggiunge il sindaco Riccardi. La confisca dei beni e la loro restituzione alla comunità è considerata uno strumento fondamentale di lotta alle mafie poiché mira a indebolirle privandole di beni e mezzi di produzione, ma anche a favorire la cultura della legalità e della partecipazione nelle comunità che si riappropriano di questi beni. L’Italia ha certamente problemi di mafia, ma possiamo anche dire di essere il paese dell’antimafia. Il nostro fiore all’occhiello è la pratica dell’antimafia sociale o dei diritti: quella che paga in termini di lavoro e recupero di dignità, che materializza la legalità come vantaggio, che si affianca all’antimafia della repressione e della cultura, creando così un triplice fronte di contrasto, ben più efficace della semplice ‘delega’ a forze dell’ordine e magistratura. L’antimafia sociale o dei diritti nasce con la legge 7 marzo 1996 n. 109 sulla gestione e destinazioni dei beni confiscati ai mafiosi. Una legge che ha segnato una decisiva svolta nell’ordinamento italiano, nata grazie a don Luigi Ciotti che aveva ragionato su una ‘bestemmia’: la mafia dà lavoro. Falso, eppure tanti ci credevano. La situazione venne ribaltata con la legge 109/96: i beni confiscati ai mafiosi sono destinati ad attività socialmente utili. Cioè restituiti alla collettività cui la mafia li ha rapinati, così che la collettività possa trarne profitti sociali. Ed ecco che i terreni agricoli che erano dei mafiosi sono lavorati da cooperative di giovani, per esempio, che producono vino-olio-pasta e via elencando; ma soprattutto iniziative economiche e lavoro. Sta qui il significato profondo della legge: fare dell’antimafia una legalità che conviene, che restituisce quel che la mafia ha ‘mal-tolto’.

La battaglia contro le organizzazioni criminali non può essere demandata soltanto agli ‘addetti ai lavori’, ma deve potersi sviluppare in un movimento di antimafia sociale, che coinvolga cittadini, imprese sane, mondo della cultura e delle professioni e le organizzazioni di categoria, proprio come sta avvenendo a Manfredonia, per Villa Rossana. La legalità non è soltanto questione di ‘guardie e ladri’, ma è un concetto e una pratica che deve, invece, saper coinvolgere chi prima restava alla finestra, se non peggio. ‘Un’impresa per A.M.I.C.A.’ sarà presentato, nei dettagli, nei prossimi giorni.

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