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Il caso è chiuso: il Don fuori da Candela, ma strascichi e veleni contro chi ha osato criticarlo

Chiuso il procedimento a carico di Don Michele de Nittis, il parroco interessato dallo scandalo hot rivelato da Foggiatoday. Ma nella comunità non c'è pace: veleni su un giovane laico, autore di uno scabroso memoriale

“Don  Michele De Nittis non è più parroco di Candela dal 29 luglio, da quella data è partito l'iter di un procedimento canonico, che si è concluso da poco. Ovviamente va ricordato che non è un rito civile, ma è di esclusiva competenza della chiesa. La giusta tutela della sua fama mi porta  a fermarmi qui, l'avrei fatto per ciascuno di voi, laico o chierico che fosse. Sapete bene che la chiesa non comunica neanche l'entità della nullità del matrimonio, viene rivelato il tutto solamente quando la persona affronta delle nuove nozze. La  giusta tutela della sua fama mi porta a fermarmi qui e  a chiedervi di pregare per lui,  perché in questo periodo della sua vita possa fare  un cammino spirituale intenso”.

E’ questa una parte del discorso finale che il Vescovo di Cerignola, Mons. Luigi Renna, ha tenuto alla comunità di Candela domenica scorsa. Renna fa sapere che il procedimento a carico di Don Michele De Nittis si è concluso, e però non dice come. “La tutela della buona fama” glielo impedisce.

"Un cammino spirituale intenso"

E tuttavia le parole utilizzate, la richiesta di riservatezza, la rapidità dei tempi con cui tutto si è svolto e si è concluso, lasciano intendere che l’esito non sia stato favorevole per il giovane parroco allontanato da Candela dopo l’inchiesta di FoggiaToday, che ha rivelato chat e foto hot che lo interessavano, a cui si sono aggiunte le verbalizzazioni di Francesco Mangiacapra, l’escort più famoso di Italia (e nella Chiesa). “Si desumerà se la persona non sarà più presente” diceva Renna qualche tempo fa. Ed in effetti di un possibile rientro di don Michele non se ne parla, anzi Renna preannuncia per lui “un cammino spirituale intenso”, mentre a Candela già in agosto è arrivato don Michele Centola e l’insegnamento scolastico di religione, notizia recente, è stato affidato al diacono Vincenzo Tallone. Il tutto con buona pace di quella parte di fedeli che ha sempre creduto alla “innocenza” di Don Michele, avviando – chi con sincerità d’animo, chi strumentalmente- una raccolta firme per chiederne il ritorno.

L’annuncio della chiusura del procedimento e il mancato ritorno di De Nittis spiazzano tutti, in primis i fautori della tesi del “fotomontaggio”. Neanche Renna l’ha mai perorata. “Non ho mai detto che quelle foto erano un fotomontaggio, anche perché non ne avevo le competenze. Tutto è stato affidato alla autorità inquirente ecclesiale, che ha fatto la sua ricerca”. Per parte sua Renna dice di starsi “occupando delle responsabilità in merito alla diffusione delle foto, per verificare se c’è qualcuno che ha voluto creare lo scandalo, e perché. Dobbiamo distinguere tra il reato canonico e lo scandalo. Sono due cose diverse, che si possono incontrare, ma ognuno ha la sua procedura. Il reato è una cosa e la persona informata poteva venire dal Vescovo a presentare le sue rimostranze. Non voglio gettare la croce della responsabilità solo sui candelesi, probabilmente ci sono altre persone che si sono inserite da fuori”. Questo quanto dichiara a Foggiatoday. Ma c'è chi, vessato da tempo, sceglie ora di alzare la voce.

“Il Vescovo continua a non fare chiarezza. Non ha detto, ad esempio, che un processo canonico inizia laddove si accerta la veridicità delle prove. E pur di tutelare la buona fama del prete, non tutela la dignità di un suo figlio laico”. Rompe il silenzio Giuseppe Capano, giovane candelese ex seminarista, spesso preso da mira da Don Michele de Nittis nei suoi due anni di permanenza a Candela. “Renna continua a puntare il dito contro i mezzi di comunicazione e a non tutelare il nome mio e quello della mia famiglia, disattendendo tutti gli accordi”.

Quali? Capano nei giorni scorsi si è fatto coraggio ed ha presentato a Renna uno scabroso memoriale in cui sono contenute le motivazioni per cui, tempo addietro, lasciò il seminario. Sei pagine fitte in cui, ci dice, sono menzionati anche De Nittis e suoi collaboratori, “gli stessi che continuano a detenere le chiavi della parrocchia e che domenica scorsa hanno avuto la sfacciataggine di ridermi in faccia”. Cosa aveva chiesto a Renna? “Proprio in virtù di questo rapporto conflittuale con l’ex parroco, si era sparsa la voce che fossi stato io a diffondere le foto, cosa naturalmente non vera. Ho chiesto al Vescovo di aiutarmi a ripulire il nome mio e della mia famiglia da queste falsità. Non lo ha fatto, nessuna menzione pubblica domenica”. E il suo negozio, un panificio, denuncia preoccupato, comincerebbe a svuotarsi, “perché la gente mi reputa un traditore”. Tutto surreale, ma nei paesini funziona così. “A ciò si aggiunga l’attività di discredito che alcuni personaggi noti del luogo stanno consumando nei miei confronti, tentando addirittura di limitarmi nelle mie libertà basilari, quale quella di esprimere un mio pensiero sui social”.

Situazioni contro le quali Capano ha ingaggiato un legale e si avvia a percorrere le vie giudiziarie. Giorni di inferno, insomma, per lui, per restare in tema religioso. Rispetto a cui la parola di un Vescovo molto potrebbe. Soprattutto se l’obiettivo finale è ripristinare un clima di pacifica convivenza spirituale e serenità. "Il Vescovo la consideri l'esortazione di un figlio al padre" conclude Capano, sconfortato.

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