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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Claudio e quel sogno portato avanti dai figli e dal nipote: nelle terre foggiane nasce il vino realizzato con tisane e vibrazioni musicali

La storia di Claudio Sgarro, dei figli Raffaele e Federica, e del nipote Alessandro Gallo, promotori di un nuovo metodo di realizzazione del vino. Il terreno viene alimentato con tisane e acqua informatizzata. Il vino viene lavorato e conservato attraverso le vibrazioni

Tutto comincia circa quattro anni fa, a Carapelle, sui Cinque Reali Siti. Claudio Sgarro, professore di mestiere, con l’agricoltura tra le sue mille passioni, coltiva un vigneto con cura ed estrema professionalità. Eppure, il prodotto che ne esce non lo soddisfa pienamente. Tra le tante competenze acquisite, Sgarro possiede anche il patentino fitofarmaci e può toccare con mano le pesanti “ingerenze” della chimica nell’agricoltura. Necessarie in molti casi, ma troppo spesso eccessive fino a diventare dannose.

Da qui l’idea di estirpare il vigneto, unica via da percorrere, non trovando una soluzione alle sue perplessità e alla necessità di produrre un vino puro dalle proprietà benefiche. C’è un episodio, però, che lo convince a desistere: è l’incontro con l’enologo Alessandro Filippi, ideatore di “Vini di luce”, un nuovo metodo di coltivazione e vinificazione.

Come spiega lo stesso Filippi, "è un percorso che si divide tra la parte sul terreno (l'agricoltura della luce e del carbonio) oggi utilizzata anche per altre colture, e la parte in cantina, il metodo Vini di Luce". 

L’idea piace, perché pone al centro di tutto la natura. E da lì parte un nuovo progetto, che coinvolge tre giovanissimi ragazzi. Raffaele e Federica, figli di Claudio, e loro cugino Alessandro Gallo. Nasce la “3Vi”, dove le V stanno per Vitae, Vibra e Vino.

“Perché il nostro vino è biodinamico e biodisponibile, fa bene alle nostre cellule” precisa Raffaele. Sì, perché nel metodo naturale di Filippi, si parte dall’osservazione del bosco e dai suoi terreni da sempre fertili e senza il bisogno di interventi chimici. “Il terreno boschivo non necessita di concimazioni, né di trattamenti. Perché, contrariamente ai terreni coltivati, c'è più equilibrio tra il carbonio naturale e l'azoto”, spiega Alessandro. Luce e carbonio consentono alle piante dei boschi di crescere naturalmente e senza interventi esterni. Il carbonio consente la proliferazione dei microorganismi nel terreno e lo sviluppo e assorbimento dei sali minerali. “Grazie a questi fenomeni naturali la terra è ricca e fertile e le piante sono in grado di difendersi da sole. Attraverso il metodo naturale abbiamo cercato di replicare nel nostro vigneto quell’ecosistema”.

Bando a prodotti chimici, dunque. La pianta viene alimentata attraverso tisane vegetali e acqua informatizzata. E si arriva alla terza "V", quella delle vibrazioni, che vengono trasmesse alla terra e alle piante per consentire l'assorbimento di energie sottile, determinante per il riequilibrio della pianta. “Basta toccare il terreno e annusarlo, per carpirne il diverso profumo e la diversa consistenza, rispetto a quelli coltivati convenzionalmente”, evidenzia Raffaele. Vibrazioni che vengono applicate anche nelle fasi successive, attraverso la musica. Bach, Mozart, ma anche musica ispirata, sono funzionali alla realizzazione di un vino ancora più elevato dal punto di vista qualitativo. 

“L’idea del benessere, di produrre qualcosa che non faccia male era un chiodo fisso di mio padre ed è diventato il nostro principio cardine”, spiega Raffaele, che con Alessandro partecipa a tutte le fasi della produzione del vino, oltre che alla vendita nel negozio inaugurato sei mesi fa a Carapelle. “Federica, invece, si occupa dell’aspetto burocratico e amministrativo”.

Trebbiano, Montepulciano, Sangiovese e soprattutto l’autoctono Nero di Troia, sono i vini prodotti dalla 3Vi, con il metodo Vini di Luce. “Non c’è nulla di inventato. Si tratta di un metodo scientifico – puntualizzano Alessandro e Raffaele – che ci consente di realizzare un vino diverso”. Anche più puro del biologico grazie - per esempio - a una riduzione fino al minimo dei solfiti.

I giovani produttori di vino sono gli unici nella Capitanata e tra i pochi in Puglia. Insieme ad altre quattro aziende (una siciliana, altre tre del nord) fanno parte della cooperativa “Noûs” Vino Nuovo, nata proprio con lo scopo di valorizzare i vigneti gestiti con le tecniche promosse da Filippi, ma anche altri prodotti agricoli realizzati con lo stesso metodo, come grano, farina, pasta e biscotti. Una rete pronta ad accogliere nuovi ingressi, dove metodo e profitti vengono condivisi.

“Ci piacerebbe diffondere il nostro metodo, non solo tra i ristoratori ma anche tra gli altri agricoltori. Andando in giro per l’Italia abbiamo notato la differenza di mentalità e cultura, ma soprattutto la tendenza di troppi imprenditori a dare più importanza alla quantità a discapito della qualità. Quando proponiamo il nostro vino cerchiamo di spiegare soprattutto la genesi e le sue peculiarità”, ci raccontano Alessandro e Raffaele, un fiume in piena di idee e progetti carichi di innovazione e attenzione all’ambiente. “Stiamo pensando di proporre il ‘bag in the box’ (ovvero “sacca nella scatola”, dove il vino è raccolto in una sacca con tappo posizionata all’interno di una scatola rigida) ma con delle piccole botti in legno”. Un’idea carina che abbatte costi e l’impatto ambientale: “Quello dell’inquinamento è un tema che ci sta a cuore. La plastica ci sta uccidendo. Non a caso offriamo uno sconto a chi compra da noi il vino sfuso portando bottiglie di vetro”.

“Non abbiamo paura di spendere soldi e idee – concludono Raffaele e Alessandro –, ma ci piacerebbe condividere il nostro progetto con altre persone che abbiano voglia di investire su se stessi. Ci piacerebbe che la gente comprendesse anche quanto è importante creare prodotti che facciano bene al consumatore”. Possibile, magari attraverso la realizzazione di uno dei tanti obiettivi in cantiere: “In futuro vorremmo creare una piattaforma di e-commerce dove acquistare i prodotti tipici del nostro territorio”. Non male. In bocca al lupo.

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